In un futuro dai confini incerti, attorno al 6.000, in una terra che assomiglia al Far West ma è invece quella pianura nebbiosa o assolata che si stende fra l’Emilia e la Romagna, tutto è cambiato: un’invasione aliena ha distrutto le città e decimato la popolazione umana, che ora vive insieme ai robot. La tecnologia è al potere: governa, gestisce, organizza. Gli uomini sono liberi da ogni occupazione e lasciati al lassismo, all’obesità, alle strane manie che li afferrano, vivendo in centri urbani desolati e deserti. I coniugi Vitosi, fra i pochi superstiti, passano il tempo collezionando grucce e oggetti vecchi e intrattenendosi con due robot di compagnia quasi erotica, Daphne e Piteco, che però, a un certo punto, preoccupati dagli incendi che devastano la città e dalle ossessioni dei loro padroni, decidono di scappare. Da giorni i notiziari riportano l’allarmante annuncio della fuga di un altro robot, Xenophon, ritenuto molto pericoloso, che Daphne e Piteco sono destinati a incontrare nel loro cammino. Su quello dei coniugi Vitosi e degli altri pochi umani incombe invece un’altra minaccia, sotto forma di insetti giganti. Tra funamboliche citazioni mitologiche, critiche sociali camuffate da spassose e improbabili vicissitudini, tra campagne distopiche e centri urbani devastati, Ermanno Cavazzoni ci risucchia nella sua fantascienza ironica, surreale e delirante, dove il futuro ci sembra familiare in modo sospetto, e il paesaggio un posto vagamente conosciuto.